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Carlo Goldoni compì una trasformazione sostanziale nel tea- tro italiano, riformando la Commedia dell’Arte, che dai fasti del Cinquecento si era sclerotizzata in una forma di recita- zione a soggetto con schemi ormai vecchi e ripetitivi e perso- naggi/maschere divenuti rigidi e inerti fino alla più ridicola e fastidiosa riconoscibilità. Per Goldoni, invece, doveva essere il teatro inteso come scena, attore, spettacolo, a dettare la drammaturgia del testo, attraverso un gioco di reciproci in- flussi simbiotici tra autore, attori e rappresentazione scenica. Ma non solo: il commediografo veneziano fece evolvere de- finitivamente le maschere in veri e propri personaggi, attra- verso un processo di umanizzazione che restituiva un affresco realistico dell’animo umano. Non fu una riforma indolore, come testimoniano le traversie della vita di Goldoni, cul- minate con il volontario esilio in Francia. Ma ormai, come diceva egli stesso, «Il Mondo», la vera vita, era entrato nel «Teatro», per non allontanarsene mai più.

Florinda Nardi è professoressa associata di Letteratura italiana e Letteratura italiana per lo spettacolo all’Università di Roma “Tor Vergata”. È direttrice del Centro di Lingua e cultura italiana e vicedirettrice della Scuola istruzione a distanza dello stesso Ateneo. Si occupa principalmente di teorie e fenomenologie del comico nella trattatistica, nella letteratura e nel teatro del Cinque-Seicento e del Novecento. Tra le sue pubblicazioni Percorsi e strategie del comico. Comicità e umorismo sulla scena pirandelliana (Vecchiarelli, Manziana 2006), Comico e modernità nel Discorso del riso di Basilio Paravicino (Pensa MultiMedia, Lecce 2010). Ha curato i volumi Car- lo Goldoni e la “professione di scrittor di commedie” (Nuova Cultura, Roma 2008), Comico, riso e modernità nella letteratura italiana tra Cinque e Ottocento (Edicam- pus, Roma 2012), Dante e noi. Scritti danteschi (Edicampus, Roma 2013), Twen- tieth-Century Italian Playwrights (co-curatrice, Universitalia, Roma 2016).