Descrizione prodotto
Cesare Pavese ha condotto, in tutta la sua brevissima vita, una lotta impari tra l’uomo virile, solido e sobrio, tranquillo e forte, che anelava a essere e l’incapacità di fare parte di questo tipo di esistenza, di assumersene il peso. Nelle sue opere ha messo in gioco grandi questioni, come il rapporto fra razio- nale e irrazionale, fra logos e mito, fra chiarezza e oscurità, fra azione e contemplazione, cui ha dedicato soprattutto il suo capolavoro, i Dialoghi con Leucò. Come in prosa, anche in poesia ha ricercato un “classicismo selvaggio”, un prosciu- gamento del linguaggio, fino a arrivare, negli ultimi versi di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, a una danza macabra nella quale la donna – che pervade tutta la sua opera come simbolo dell’irraggiungibile ma anche dell’inconscio, della minaccia primordiale – è insieme realtà e disperazione: sintesi severis- sima di un auto-sacrificio che si nutre di consapevolezza spie- tata. Da qui anche la passione per quella seconda, angoscian- te realtà sottesa alle apparenze che è presente nelle opere di grandi scrittori americani, da Melville a Steinbeck, dei quali ha tradotto i più importanti romanzi. Roberto Gigliucci insegna Letteratura italiana alla Sapienza Università di Roma. Si è occupato di autori dell’età medievale, rinascimentale, barocca e moderna. Su Cesare Pavese ha pubblicato una monografia (Bruno Mondadori, Milano 2001) e vari saggi in volumi e riviste. Tra le sue opere, La melanconia, dai padri della Chiesa ai poeti crepuscolari (Rizzoli, Milano 2009). Il suo ultimo lavoro è un’edizione critica e com- mentata dell’Innesto di Pirandello, per l’editore Lithos (Roma 2017).