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Leonardo Sciascia è uno degli scrittori più lucidi e più sot- tili del Novecento italiano. Con uno stile rigoroso, elegan- te, secco, acuto e lo sguardo sempre rivolto all’etica sociale, ha rappresentato la coscienza civile dell’Italia del trentennio 1960-1990, dilaniato dall’ascesa della mafia, dagli Anni di Piombo, dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro. Gran parte della sua opera è un ininterrotto saggio-inchiesta che, anche attraverso richiami alla storia del passato o tratti presi in prestito dalla struttura del giallo, vuole ricostruire la ve- rità dell’oggi in modo paradossale, controcorrente rispetto ai pregiudizi dominanti. Caratteristica che lo avrebbe reso un polemista molto scomodo nello scenario politico-sociale dell’epoca. Sciascia è stato infatti uno scrittore politico, non ideologico; laddove “politico” riconduce direttamente alla polis greca e racchiude il senso civico, etico, fattivo dell’essere parte di una cittadinanza e di una cultura. E sempre con l’an- sia di «far vivere la verità».
Emanuele Zinato insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Pa- dova. È stato professeur invité all’Université Charles De Gaulle di Lille. Ha curato i tre volumi Romanzi e prose di Paolo Volponi (Einaudi, Torino 2002-2003) e ha pubblicato, fra l’altro, Le idee e le forme. La critica letteraria italiana dal 1900 a oggi (Carocci, Roma 2010), Modernità italiana (con Andrea Afribo, Carocci, Roma 2011), Automobili di carta. Spazi e oggetti automobilistici nelle immagini letterarie (Padova University Press, 2012) e Letteratura come storiografia? Mappe e figure della mutazione italiana (Quodlibet, Macerata 2015). È membro della Giuria dei Lette- rati del premio Campiello.